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Ddl Zan, cosa è e perché non è una legge liberticida

Ddl Zan bandiera arcobaleno

Nelle ultime settimane, in Italia, si fa un gran parlare del ddl Zan. Il dibattito politico, oltre che sulla pandemia di Covid-19, le graduali riaperture delle attività e l’allentamento e l’eliminazione del coprifuoco, si è concentrato sul disegno di legge del deputato del Partito Democratico Alessandro Zan, esponente della comunità tricolore (e arcobaleno) Lgbt.

La sua proposta prevede tutta una serie di misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità (come peraltro si può leggere nell’intestazione del ddl che porta il suo nome, essendone relatore).

Questa contro l’omofobia, la transfobia, la misoginia e l’abilismo non è la prima battaglia politica, sociale e culturale del parlamentare dem, visto che in passato si era battuto (con successo) per promuovere il primo registro anagrafico italiano delle coppie di fatto, aprendolo anche alle coppie dello stesso sesso.

Cosa prevede il ddl Zan

Il 4 novembre del 2020 il disegno di legge Zan è stato approvato dalla Camera dei deputati ed è attualmente al vaglio della commissione Giustizia del Senato della Repubblica, dove si è arenato, venendo osteggiato dalle forze politiche di centrodestra per la sua natura, dicono, ideologica e liberticida.

In realtà, però, il ddl Zan punta ad estendere le tutele già previste dalla legge italiana per chi viene perseguitato per motivi razziali, etnici e religiosi, anche tutti quei “nuovi” soggetti vittime di pregiudizi e discriminazioni, come le persone Lgbt, le donne e i disabili. Nella sostanza, dunque, la proposta di legge del deputato Pd non introduce nuove restrizioni e pene, bensì va ad ampliare il raggio d’azione e di applicazione delle stesse, per i casi suddetti.

Il disegno di legge non piace a Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia (e alla stampa di quell’area politica) che, come detto, accusano il testo di essere ideologico e liberticida, di mettere un bavaglio alla libertà di pensiero e di espressione, di voler indirizzare il pensiero comune verso l’accettazione della cosiddetta teoria del gender. Peccato però che la proposta Zan vada a tutelare anche le donne e i disabili…

Ddl zan cartello stop odio

La modifica del codice penale

Il punto della discordia sta tutto (o quasi) nell’articolo 2 del ddl, quello che va ad aggiornare l’articolo 604-bis del codice penale, che regola i delitti contro l’eguaglianza e che prevede: “a) la reclusione fino ad un anno e sei mesi o la multa fino a 6.000 euro per chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; b) la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, per chi istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.

Ecco, il ddl va a modificare questo articolo del codice penale, trasformando la frase “istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi” in “istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità“. Chiaro, no?

Se non bastasse questa spiegazione, ecco una puntualizzazione. La modifica promossa dal ddl non va a toccare il punto “a”, ovvero la propaganda, ma quello “b”, cioè l’istigazione. Questo perché, come stabilito dalla Corte di Cassazione, la propaganda è “divulgazione di opinioni finalizzata a influenzare il comportamento o la psicologia di un vasto pubblico ed a raccogliere adesioni”, mentre l’istigazione è un “reato di pericolo concreto”.

Così il ddl Zan tutela la libertà di opinione ed espressione

Il ddl può allora essere considerata una legge liberticida? No. Per i motivi di cui sopra e per l’articolo 4 della legge stessa: “Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti. Un articolo-clausola che evita il rischio di andare a introdurre un reato di opinione, e che va a tutela, appunto, della libertà di espressione.

Le altre novità del ddl Zan

La tanto discussa proposta di legge, inoltre, istituisce la giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la biofobia e la transfobia e prevede la creazione di un programma ad hoc di tutela per le vittime di discriminazioni in centri di accoglienza già esistenti; saranno così protetti, aiutati e sostenuti adolescenti vittime di violenze fisiche e mentali – e magari anche allontanati dalle rispettive famiglie – perché omosessuali, bisessuali, transgender.

La posizione della Chiesa

Dal Vaticano è arrivata quella che sembra essere una timidissima apertura con (tante) riserve più che una chiusura, cosa abbastanza inaspettata, visto che i vertici della Chiesa hanno sempre bocciato iniziative di questa natura. Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (al suo ultimo anno di mandato), in merito al ddl Zan, ha infatti dichiarato che “la legge andrebbe corretta, più che affossata”, aggiungendo: “Noi siamo per la difesa e la dignità di tutti, di qualunque uomo o donna, bisogna difendere sempre i diritti della persona”.

Ecco, in seguito il porporato della Cei ha fatto (mezza) marcia indietro: “Io ho sempre sostenuto che non ci fosse bisogno di questo disegno di legge perché c’è già tutta una legislazione sufficiente a tutelare le persone contro le discriminazioni e le violenze. Ma è chiaro che se poi decidono di andare avanti, non è una questione che spetti a me decidere, c’è un Parlamento. Se si ritiene utile una legge specifica contro l’omofobia, va bene, come dicevo non è certo questo il problema”.

E allora, a ben vedere, più che un’apertura, quella della Cei e della Chiesa pare proprio essere una chiusura edulcorata. Cosa di cui, in effetti, non c’è di che stupirsi. Ci sarebbe invece da stupirsi, eccome, se il ddl Zan rimanesse a prendere la polvere in qualche cassetto di qualche stanza del nostro Parlamento.

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