Eco Rating: etichetta green o specchietto per le allodole?

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Che il futuro sia green ormai l’hanno capito tutte le aziende, compresi i grandi produttori di smartphone. Ma come rendere i prodotti al passo con i tempi? In più, noi consumatori conosciamo davvero la sostenibilità dei nostri amati cellulari? Finora no, ma ecco che arriva Eco Rating, il sistema di valutazione dell’impatto ambientale di ogni telefonino, disponibile da giugno. Un’iniziativa virtuosa, ma sarà anche davvero efficace?

A promuovere questa classificazione ci sono 5 operatori mobile europei: Deutsche Telekom, Orange (francese, ma nel 2020 è sbarcato anche in Italia), Telefónica (utilizza i marchi O2 e Movistar), Telia Company e l’unico operatore maggiormente conosciuto e utilizzato anche nel Belpaese: Vodafone.

Come funziona Eco Rating?

Le prestazioni ambientali degli smartphone sono valutate sulla base di alcuni criteri specifici, attraverso le informazioni che gli stessi produttori degli smartphone forniscono. La valutazione si definisce “obiettiva” e si baserebbe su 13 indicatori ambientali e 6 criteri di efficienza dei materiali, che sommati concorrono a formare il punteggio (da 0 a 100) di ogni modello di smartphone. Il consumatore si ritrova davanti l’etichetta dell’immagine sottostante.

Etichetta Eco rating

Come possiamo vedere qui appiano solo 5 indicatori.

  • Durabilità: la durata della batteria, della garanzia e di tutti i suoi componenti.
  • Riparabilità: la facilità con cui lo smartphone può essere riparato, la possibilità di riutilizzabilità e il potenziale aggiornamento.
  • Riciclabilità: la possibilità di recuperare i componenti del telefonino e riciclarli, sono valutate anche tutte le informazioni fornite dal produttore per riciclare il prodotto.
  • Efficienza climatica: una valutazione di tutte le emissioni di gas serra prodotte dal dispositivo durante l’intero ciclo di vita.
  • Efficienza di risorse: l’impatto della produzione del telefonino sulle materie prime scarse che sono state utilizzate nei suoi componenti, come l’oro per alcune parti elettroniche.

Sul sito ufficiale si legge che questo criterio di valutazione è stato creato grazie alla società pubblica di gestione ambientale spagnola, IHOBE, ai fornitori di dispositivi mobile e seguendo le linee guida dell’Unione Europea degli standard: ITU-T, ETSI e ISO.

I produttori di dispositivi mobile ufficialmente coinvolti sono: Samsung, Motorola, Oppo, ZTE, Xiaomi, TCL, OnePlus, Huawei, Lenovo, Bullitt Group, Doro, HMD Global e MobiWire.

Le criticità

Ma questa sorta di graduatoria di virtuosità ambientale funziona veramente? Innanzitutto bisogna notare che dall’elenco dei produttori coinvolti c’è un grande assente, presente però nelle prime posizioni degli smartphone più venduti al mondo: Apple.

Se ci pensate, che senso ha una valutazione di sostenibilità ambientale se è escluso uno dei giganti della big tech? Sarà sempre monca e impedirà il confronto tra tutti i telefonini in commercio.

Ma l’altra grande criticità che emerge con chiarezza sin dall’inizio è l’assenza di informazioni per il consumatore. A causa degli accordi commerciali fra le parti, non si può sapere con chiarezza e trasparenza perché si sia arrivati ad un determinato punteggio. Un dettaglio non da poco che mina sin dalle fondamenta questa classifica, facendola apparire più uno specchietto per le allodole che una reale etichettatura ecologica utile ai consumatori per scegliere modelli più green.

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