Camion a idrogeno, il futuro dei trasporti pesanti (e non)

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L’idrogeno, l’elemento più abbondante nel nostro universo, è insieme all’elettricità il futuro della mobilità sostenibile. Il numero dei Paesi che sta cercando alternative green è in costante aumento. Quindi ecco navi, aerei e camion a idrogeno, più sostenibili rispetto ai modelli tradizionali alimentati da combustibili fossili dei quali, entro il 2050, si punta a ridurre a zero le emissioni, in Unione Europea.

La Commissione europea, però, ha deciso di utilizzare l’idrogeno solo nei casi in cui non sia possibile usare l’energia elettrica. Ciò avviene soprattutto nel caso dei trasporti pesanti e dei servizi che operano su lunghe tratte, coperte appunto da navi, aerei e camion a idrogeno (possibilmente!).

Quanti e quali sono i tipi di idrogeno utilizzabili oggi

I modi e i tipi di idrogeno sono attualmente sei, ovvero: nero, grigio, blu, verde, viola e turchese. Il perché di questa catalogazione cromatica? Perché in natura troviamo l’idrogeno sotto forma di composti.

Il 97% dell’idrogeno disponibile al momento si ottiene attraverso processi di reforming, partendo quindi da combustibili fossili. Col carbone, ad esempio, si ottiene l’idrogeno nero mentre col metano quello grigio. Con questi processi, tuttavia, si genera anche anidride carbonica. Si può arginare questo problema, almeno in parte, con l’idrogeno blu. Durante le fasi di produzione di questo si utilizzano sistemi di cattura e stoccaggio della CO2 ,che ne riducono l‘impatto ambientale.

Il tipo più sostenibile di idrogeno è quello verde, ottenuto utilizzando fonti rinnovabili per innescare l’elettrolisi dell’acqua. Questo processo non genere emissioni ma, purtroppo, non è ancora utilizzabile su vasta scala visti i consumi e i costi che comporta. Meno noti ed utilizzati sono l’idrogeno viola, ottenuti per elettrolisi generata da energia nucleare, e il turchese, derivato sempre dal metano e con prodotto di scarto il carbone (anziché l’anidride carbonica).

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Il futuro dei camion a idrogeno in Europa

L’utilizzo dell’idrogeno è per molti l‘alternativa all’elettrico per aerei e navi. La situazione cambia, tuttavia, per i trasporti su ruota. Nonostante in un primo periodo la sperimentazione e la ricerca per l’utilizzo dell’idrogeno, da parte delle case automobilistiche, avesse suscitato un forte interesse, i progetti si sono interrotti di colpo.

I motivi del dietrofront sono molteplici. Oltre al rapido sviluppo di batterie al litio da ottime prestazioni per le auto elettriche, i costi ingenti e i materiali necessari sono stati cruciali. Per produrre le fuel cell, necessarie per l’alimentazione delle vetture a idrogeno, si utilizza il platino, il cui costo è tuttora elevatissimo. Un altro ostacolo è la scarsità di idrogeno verde per tutti i veicoli a idrogeno. La differenza di costi per produrre un impianto a idrogeno e uno elettrico, inoltre, è abissale.

Il vantaggio più grande delle vetture a idrogeno sta nella rapidità di ricarica. Se a un’auto elettrica serve una notte per ricaricarsi, per un camion a idrogeno basterebbero invece solo pochi minuti. Oltre a questo, usando camion a idrogeno si ridurrebbe il quantitativo di emissioni in modo significativo. Il settore dei trasporti pesanti, infatti, è responsabile del 22% delle emissioni mondiali.

È stato pensato un progetto a livello europeo per costruire stazioni di rifornimento ogni 200 chilometri, in particolare sui maggiori corridoi continentali, in modo da incentivare e facilitare il trasporto merci nel Vecchio Continente.

In Italia, ad oggi, è attiva una sola stazione di servizio pubblica per il rifornimento di veicoli a idrogeno. Snam, però, sta pensando di costruirne altre cinque entro il 2024. Questo anche perché l’idrogeno, dopo alcuni accorgimenti, può essere trasportato nelle condutture del gas dell’azienda.

La spinta asiatica al green hydrogen

In Asia, come per tantissime altre cose, la situazione è diversa. Il Giappone e la Corea credono molto nell’applicazione e nell’utilizzo di navi e camion a idrogeno. Anche le più grandi case automobilistiche asiatiche, come Hyundai e Toyota, sono impegnate nei test e in vari progetti.

Il motivo di tutto questo interesse è dato principalmente da due fattori: il primo è la scarsità di territori dove produrre grandi quantitativi di energia green con altri metodi; il secondo è sempre legato allo spazio, perché la quantità di superficie che occuperebbe l’infrastruttura destinata all’idrogeno sarebbe limitata. Ma al contempo è necessario realizzare le stazioni di servizio.

In Giappone si sta pensando di ovviare al problema della produzione di energia green in loco collaborando con l’Australia, che di spazio libero ne ha un bel po’, visto la vastità del proprio territorio. L’idrogeno verrebbe trasportato tra i due Paesi con un nuovo tipo di nave cisterna, in grado di mantenere costante la temperatura e la pressione necessari per garantirne il corretto stoccaggio.

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